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Maschere Sociali

  • Immagine del redattore: Carlo Passoni
    Carlo Passoni
  • 24 set 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 10 ott 2024

Ci sono più tipi di Maschere che la psicologia umana utilizza e affronta durante l’arco della vita. Ma oggi affronteremo una tipologia in particolare: le maschere sociali

 

Cosa sono vi starete chiedendo?

Non sono altro che il ruolo che ci troviamo ad interpretare nella società, in determinati contesti. Ruoli che, nonostante tutto, non scegliamo davvero. O, se li scegliamo, lo facciamo solo in parte.

 

Cominciano a formarsi sin dalla nascita. I nostri genitori, la scuola, le relazioni, il lavoro: tutte queste influenze ci modellano, imponendoci delle aspettative, innestando un meccanismo di adattamento.

Indossiamo queste maschere perché la società lo richiede.

E la società non è un’entità malvagia e sconosciuta… siamo Noi. Noi siamo la società. Noi ci scegliamo queste regole.

 

La socializzazione è quel processo in cui impariamo a livello relazionale cosa è "giusto" e cosa è "sbagliato", spingendoci ad assumere una personalità che facilita l'interazione con gli altri .

Crescendo, quante volte hai indossato una maschera per adattarti a un gruppo, al lavoro, o anche semplicemente per evitare conflitti nelle relazioni?



Maschere Sociali

 

Quante volte ti sei trovato a dover sorridere, a fare conversazione, pur non essendo dell'umore giusto? Perché questa è una maschera sociale: un ruolo che ci sentiamo obbligati a interpretare per mantenere armonia.

Oppure, pensa a quando ti trovi con diversi gruppi di amici che conosci. Potresti sentirti diverso a seconda del gruppo con cui ti trovi. Con alcuni amici, sei la persona scherzosa, con altri potresti essere quello riflessivo o addirittura quello più serio. Pensa nei primi mesi di relazione, dove mostri solo il lato migliore, indossando la maschera del “partner perfetto”; a lavoro (come “lavoratore esemplare”), o come quando gli altri ti attribuiscono caratteristiche non tue, ma che (per strategia sociale) cominci ad adottare.

Ci sono un sacco di dinamiche quotidiane, dalle più semplici alle più nascoste.

Nel contesto popolare il concetto di “maschera” è attribuito esclusivamente con nota negativa. Ma non è obbligatoriamente così. 

 

 

A volte, le maschere non sono falsità o finzioni, ma componenti integrali dell’esistenza umana, sono strumenti. Strumenti attraverso i quali gli individui comunicano, si proteggono e si adattano al contesto sociale in cui vivono. Senza quelle maschere, la nostra interazione con il mondo sarebbe molto più complessa.

 

 

Tuttavia, non sempre ci piace il ruolo sociale che ricopriamo, non sempre ci piacciono le maschere che gli altri ci appiccicano con prepotenza e presunzione.

Non sempre, riusciamo a trasmettere ciò che siamo. Quante volte ti sei sentito dire "non sei fatto così", o "tu sei una persona diversa", lasciandoti il dubbio del “ma davvero?”

 

Non sempre ciò che gli altri vedono corrisponde a ciò che siamo. E questo può creare un disagio. Una frustrazione. Perché sentiamo che qualcosa non torna.

 

Del resto: Apparenza, non è sinonimo di essenza.

 

Questo conflitto tra i vari "sé" che percepiamo è ciò che rende tutto complesso.

Perché viviamo costantemente tra più versioni di noi stessi. Ovvero, Il "sé" che percepiamo dentro di noi, il "sé" che gli altri ci attribuiscono, e il "sé" che vorremmo essere. E trovare un equilibrio tra questi “sé” è tutt’altro che facile.

 

È chiaro che non esiste un "io" immutabile. La personalità non è qualcosa di fisso, non è una statua scolpita e predefinita. Al contrario, la personalità è in costante dinamismo, è fluida, e si adatta, cambiando in base al contesto. Ogni interazione sociale ci trasforma. Ogni nuova esperienza trasforma il modo in cui ci vediamo e in cui gli altri ci vedono.

 

Concludo quindi  questa breve riflessione con una domanda altrettanto riflessiva:


Tu, in questo momento, chi sei? Sei chi credi di essere? Tu sei per gli altri ciò che sei per te stesso? Oppure sei chi gli altri credono che tu sia?

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  • This blog is not meant to teach concepts or to assume how things should be, but rather to simply present and express these concepts.
     

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