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Desiderio

  • Immagine del redattore: Carlo Passoni
    Carlo Passoni
  • 18 set 2024
  • Tempo di lettura: 10 min

Aggiornamento: 1 ott 2024

La dopamina, gioca un ruolo cruciale nel circuito di ricompensa del cervello, incentivando comportamenti che generano piacere o gratificazione. Quando percepiamo uno stimolo che potrebbe soddisfare un bisogno o un desiderio, il livello di dopamina aumenta, creando una sensazione di aspettativa e motivazione.

Possiamo già notare quindi, che formulare dei desideri e immaginarli svariate volte, comporti grande impatto sulla nostra psiche.

Dal punto di vista evolutivo, il desiderio ha svolto un ruolo fondamentale nella sopravvivenza e nella riproduzione. Desiderare cibo, acqua, rifugio e compagni, ha permesso agli esseri umani di soddisfare bisogni primari e di garantire la continuazione della specie. Col tempo, questi desideri si sono evoluti, diventando più complessi, includendo aspirazioni sociali, culturali e personali.



cosa è il desiderio


L’anatomia del desiderio è composta da tre elementi principali:

la motivazione, l’intenzione e l’azione. La motivazione è la spinta iniziale, l’intenzione è l’obiettivo che si vuole raggiungere, e l’azione è il comportamento che si mette in atto per soddisfare l'intenzione.

Capite fin da subito che i desideri “realistici” e genuini sono quelli in cui sapete identificare e mettere in atto le 3 fondamenta.

I desideri più fantasiosi potrebbero dimostrarsi emotivamente più dannosi alla propria psiche,  poiché si bloccano alla fondamenta numero 3, rendendo frustrante al desiderante il proprio intento, data l’incapacità di mettere in atto l’azione.


La gestione del desiderio è fondamentale per il benessere. Questo può essere raggiunto attraverso la consapevolezza e la regolazione emotiva.

 - Come? - 

Tramite la riflessione critica: distinguendo tra desideri autentici e indotti, tra innocui o dannosi (dipendenza e auto-distruttività), permettendo una vita più equilibrata.

 

-E come si innestano i desideri?-


1.     Colpendo la motivazione: evidenziare una lacuna, mostrando ciò che manca nella vita di una persona (ad esempio: benessere, sicurezza, successo), creando una connessione emotiva, suscitando curiosità;

 

2.     Definendo l’intenzione: permettere la visualizzazione del risultato, lasciando immaginare i guadagni dei benefici dall’ottenimento del desiderio, includendo e  sottolineando l’accettazione sociale che comporterebbe, tramite innesto di percezione condivisa (facendo credere che tale desiderio sia anelato da più persone, creando poi un reale effetto a catena).

 

3.     Incoraggiando l’azione: offrire incentivi immediati (ad esempio, sconti, prove gratuite ecc), riducendo al minimo possibile gli ostacoli come costi, complessità o tempo.

 

Il problema dei desideri indotti è che non rispecchiano i reali valori a te appartenenti e necessari, finendo per creare un sistema di aspettativa e ricompensa illusorio ed effimero. Laddove ti aspettavi gioia, trovi vuoto.  Laddove ti aspettavi benessere, trovi crisi.

 

Il sistema economico è ciò che ci separa dalle barbarie, permettendo di soddisfare bisogni e desideri in modo organizzato e civile.

L’equilibrio per far sì che quasi tutti stiano al gioco è molto sottile, l’aumentare delle disuguaglianze ed ingiustizie sociali, conseguente alla continua concentrazione di ricchezza e potere in mano a pochi,  crea frustrazione e tensioni, che mettono a rischio la convivenza civile.

Ma forse non è tanto una questione di benessere in sé, ma una questione di desideri. I nostri desideri crescono sempre di più, alimentati dal capitalismo (e con essi quindi maggior “bisogno” di soldi).

Il marketing rappresenta l'arte di instillare desideri nella mente delle persone, trasformando la psicologia del consumo in una sorta di "educazione" permanente. Questa "educazione" non si limita a suggerire ciò che è desiderabile, ma plasma attivamente il concetto stesso di successo, felicità e lusso. I giovani, in particolare, rappresentano un target ideale per questa manipolazione, poiché la loro mente, ancora in formazione, è malleabile e il tempo che hanno davanti è lungo. Questo rende l'investimento nel loro condizionamento particolarmente redditizio: l'influenza esercitata su di loro può durare per decenni.

Dal punto di vista sociologico, questa dinamica genera un ciclo di aspirazioni indotte che non si esaurisce mai. I giovani vengono persuasi che il raggiungimento di determinati status symbol sia non solo auspicabile, ma essenziale per la loro realizzazione personale. Il lusso, il successo e la soddisfazione diventano così definizioni imposte dall'esterno, obiettivi da perseguire senza sosta, spesso a discapito della vera auto-realizzazione.


Questo processo ha implicazioni profonde. I desideri artificialmente creati diventano una parte integrale della struttura identitaria degli individui, portando a un senso di insoddisfazione cronica. La felicità viene continuamente proiettata nel futuro, vincolata all'acquisizione di un nuovo oggetto, di una nuova esperienza di consumo, mai presente nell'attimo attuale. Questa illusione, se non riconosciuta, può condurre le persone a inseguire per tutta la vita un'idea di felicità costruita su fondamenta instabili e artificiose.

Nei casi più tragici le persone possono passare una vita intera a lavorare, sacrificando tempo, energia e potenziale creativo, per raggiungere obiettivi che non sono mai stati veramente i loro, ma che sono stati imposti da un sistema esterno che li ha convinti della loro necessità.

Il Sistema di marketing (interconnesso mondialmente) imprigiona gli individui in un ciclo infinito di desideri insoddisfatti, rendendoli schiavi di un sogno che, per sua stessa natura, non è destinato a realizzarsi.

Non è più la domanda che incontra l’offerta, ma l’offerta che obbliga la creazione di una domanda.

Nel tempo, il desiderio ha incontrato l’invidia, creando un risultato potenzialmente distruttivo per l’essere umano: la brama. Essa innesca un conto alla rovescia per la nostra salute mentale (se non soddisfatta). Bramiamo e invidiamo i privilegi altrui, e questo ci potrebbe portare a compiere azioni non coerenti rispetto a chi eravamo prima.


Da quando abbiamo iniziato a misurare la nostra felicità tramite  i privilegi? È una pratica pericolosa valutare la propria felicità in base alla presenza o all’assenza di privilegi. La taratura superflua di stati emotivi e sentimentali in relazione ai privilegi può portare a una profonda insoddisfazione e a una mancata comprensione di sé stessi, culminando in un senso di vuoto interiore.

Per comprendere davvero i nostri desideri, dobbiamo scavare fino al loro nucleo, esplorando le motivazioni sottostanti. Ad esempio:

 

· Voglio una macchina costosa. Perché? Non solo per l'ammirazione, ma perché credo che sia l'unico modo per essere rispettato e notato. Ma perché ho bisogno di questo livello di rispetto? Perché senza di esso, mi sento invisibile e impotente. Questa ossessione per la validazione esterna porta a una continua insoddisfazione, poiché nessuna macchina o oggetto materiale può veramente colmare il vuoto dell'insicurezza interiore. Il bisogno di sempre più oggetti costosi diventa un ciclo, intrappolando l'individuo in una ricerca incessante di un valore superficiale.


· Voglio essere famoso. Perché? Non solo per l'attenzione, ma perché credo che senza l'adorazione delle persone io sia insignificante. Perché bramo questa adorazione? Perché associo la fama al valore personale. Questo disperato bisogno di riconoscimento spesso porta a comportamenti autodistruttivi, dove la persona cerca attenzione ad ogni costo, anche se ciò danneggia la sua salute, le relazioni o il benessere mentale. L'ossessione per la fama li acceca rispetto alle vere connessioni che mancano, sostituendo l'affetto genuino con momenti fugaci di approvazione pubblica.


· Voglio apparire sempre estremamente ben vestito, con abiti di marca e accessori alla moda.

Perché? Non solo per sembrare bello, ma perché credo che senza proiettare un'immagine di lusso e stile, sarò visto come inferiore o indegno di attenzione. Perché ho bisogno di questa immagine esterna? Perché associo il mio valore personale a come gli altri percepiscono il mio aspetto. Questa ossessione di apparire sempre impeccabile crea un ciclo di ansia e validazione superficiale, dove la vera fiducia in sé viene sostituita dall'approvazione fugace di coloro che valutano solo le apparenze esteriori. Col tempo, l'ossessione per le apparenze impedisce una vera espressione di sé e rafforza un'identità fragile basata esclusivamente sul materialismo.

 

· Voglio viaggiare costantemente. Perché? Non solo per l'avventura, ma perché credo che solo la novità costante e la fuga possano impedirmi di affrontare i miei tormenti interiori. Perché ho bisogno di fuggire? Perché la mia vita sembra priva di significato senza la stimolazione di nuove esperienze. Questo bisogno incessante di avventura può diventare una forma di evitamento, dove l'individuo non trova mai appagamento nel presente. Il ciclo di ricerca di emozioni estreme e nuove destinazioni serve solo a mascherare un più profondo senso di vuoto e mancanza di scopo interiore.

 

· Voglio una grande casa di lusso. Perché? Non solo per simboleggiare il successo, ma perché credo che senza una grande dimostrazione di ricchezza non ho alcun valore. Perché cerco questa validazione? Perché misuro il mio valore in base a quanto possiedo più degli altri. Questa ossessione porta a una vita focalizzata esclusivamente sull'acquisizione materiale, dove la casa diventa una prigione di desideri insoddisfatti. Nonostante il lusso, c'è un vuoto schiacciante, poiché il bisogno di più spazio, più cose e più status non lascia spazio all'appagamento emotivo.

 

· Voglio essere ossessivamente il migliore nel mio campo. Perché? Non per amore del lavoro, ma perché credo che solo essendo il migliore in assoluto posso dimostrare il mio valore. Perché ho bisogno di essere il migliore? Perché qualsiasi cosa "di meno" sembra un fallimento. Questa ossessione per la perfezione spesso porta a esaurimento, ansia e incapacità di apprezzare i propri successi. La costante ricerca di riconoscimento e superiorità lascia l'individuo vuoto, poiché il bisogno di validazione dagli altri supera ogni senso di soddisfazione intrinseca.


· Voglio essere in forma perfetta. Perché? Non per la salute, ma perché credo che la perfezione fisica sia l'unico modo per essere amato e accettato. Perché ho bisogno di essere amato in questo modo? Perché temo che senza il corpo ideale sarò respinto e/o indegno. Questa ossessione per l'aspetto fisico spesso porta a comportamenti malsani, come diete estreme, esercizio compulsivo o persino dismorfofobia. In questo caso, il valore personale della persona dipende interamente dal proprio aspetto, creando un'identità fragile e insostenibile, destinata a crollare con un brutto tonfo.


· Voglio accumulare continuamente ricchezza. Perché? Non solo per sicurezza finanziaria, ma perché credo che senza aumentare costantemente la mia ricchezza, sono vulnerabile e impotente. Perché sento questa vulnerabilità? Perché temo che senza controllo sulle risorse finanziarie perderò il controllo della mia vita. Questa ossessione per la ricchezza può portare ad avidità, isolamento e comportamenti non etici, poiché la persona sacrifica relazioni, moralità e persino il proprio benessere personale nella ricerca infinita di più denaro. Il desiderio diventa una corsa senza fine in cui nessuna quantità è mai sufficiente.


· Voglio essere costantemente produttivo. Perché? Non solo per raggiungere obiettivi, ma perché associo il mio valore personale a quanto posso realizzare. Perché ho bisogno di realizzare così tanto? Perché temo che, se rallento, sarò visto come pigro o irrilevante. Questo desiderio incessante di produttività può portare a esaurimento, stanchezza e distacco dalle gioie della vita. L'ossessione di fare di più sostituisce la capacità semplicemente di "essere", intrappolando l'individuo in un ciclo in cui il riposo è visto come un fallimento e non c'è spazio per la riflessione o il vero appagamento.


· Voglio essere sempre in una relazione. Perché? Non solo per compagnia, ma perché credo che senza un partner io sia incompleto e indegno d'amore. Perché mi sento incompleto? Perché temo la solitudine e il giudizio sociale di essere solo. Questo desiderio di relazione può diventare un bisogno disperato di stare con qualcuno, anche se significa rimanere in relazioni malsane o tossiche. La persona potrebbe ignorare segnali di allarme e compromettere i propri valori solo per evitare la paura di essere soli, causando dolore emotivo e una mancanza di crescita personale.


· Voglio essere costantemente intrattenuto. Perché? Non solo per divertimento, ma perché credo che senza stimolazione costante la vita sia insopportabile. Perché ho bisogno di questa stimolazione? Perché non posso tollerare il silenzio o la quiete, poiché mi costringono a confrontarmi con emozioni scomode o domande esistenziali. Questa ossessione per l'intrattenimento—sia attraverso schermi, social media o distrazioni—può portare a una profonda disconnessione dalla realtà e a un desiderio costante di forme di stimolazione più intense. L'individuo diventa un consumatore passivo della vita, evitando un coinvolgimento significativo con se stesso o con il mondo che lo circonda.


· Voglio essere emotivamente invulnerabile. Perché? Non solo per proteggermi dal dolore, ma perché temo di essere visto come debole o troppo sensibile.

Questo bisogno di invulnerabilità emotiva può portare a chiudersi emotivamente, diventare distanti o evitare l'intimità nelle relazioni. L'ossessione per la forza emotiva può impedire la crescita personale e le connessioni sane, portando alla solitudine e all'incapacità di esprimere o elaborare le emozioni in modo costruttivo.


· Voglio controllare ogni aspetto della mia vita. Perché? Non solo per stabilità, ma perché temo che, se lascio andare il controllo, tutto crollerà. Perché provo questa paura? Perché l'incertezza e la vulnerabilità mi terrorizzano, e associo il controllo alla sicurezza.

Questo bisogno ossessivo di controllo può portare a rigidità, ansia e relazioni tese, poiché la persona fatica ad accettare l'imprevedibilità della vita. Possono micromaneggiare, pianificare eccessivamente e resistere al cambiamento, creando alla fine una vita priva di spontaneità e connessione umana genuina.


· Voglio acquisire costantemente nuove conoscenze. Perché? Non solo per miglioramento personale, ma perché temo di essere visto come ignorante o indegno.

Questo bisogno incessante di sapere tutto può portare a sovraccarico di informazioni e incapacità di applicare ciò che si apprende in modo significativo. L'ossessione per la superiorità intellettuale diventa una barriera alla crescita genuina, poiché l'apprendimento si trasforma in una compulsione anziché in uno strumento per l'arricchimento personale.


È normale avere versioni più leggere e bilanciate di questi desideri—volere successo, riconoscimento o comfort fa parte dell'esperienza umana. Quando questi desideri diventano estremi o ossessivi è perché derivano da schemi di pensiero distorti, in cui il valore personale e la felicità sono falsamente legati a risultati esterni o all'approvazione altrui.

Per evitare di cadere nell'oblio esistenziale, dobbiamo prima scoprire i veri intenti dietro i nostri desideri. Altrimenti, rischiamo di inseguire un sogno che, come una bolla di sapone, appare luminosa e perfetta, ma scoppia nel momento in cui la tocchiamo.



Perciò fai attenzione a ciò che desideri, ma ancora di più a come e perché lo desideri. Ogni volta che brami qualcosa, il tuo cervello, attraverso il suo sistema di ricompensa, crea un'aspettativa di soddisfazione. Se non riesci a soddisfare costantemente queste aspettative (create da te stesso), si crea una sensazione persistente di insoddisfazione. Questo sentimento di mancanza non scompare semplicemente; fermenta e cresce, logorando il tuo benessere, svuotandoti emotivamente e mentalmente. Col tempo, questo ciclo può consumarti completamente, come un lento dissanguamento che prosciuga la tua energia, concentrazione e gioia.


Concludendo: i desideri, se non controllati, possono diventare insaziabili. Il problema non è l'atto stesso di desiderare—il desiderio è naturale—ma l'aspettativa implacabile che ogni desiderio debba essere soddisfatto. Quando ci fissiamo sull'idea di appagare questi desideri, ci predisponiamo alla delusione, perché la vita spesso non offre gratificazione immediata. Il sistema di ricompensa del cervello cerca costantemente la prossima gratificazione, spingendoti in un ciclo di bramosia e frustrazione.

Questa dinamica può portare a uno stato perpetuo di desiderio, dove la soddisfazione è sempre fuori portata. Invece di apprezzare ciò che hai, sei consumato da ciò che ti manca. Più alimenti questo ciclo, più l'insoddisfazione si approfondisce, erodendo alla fine la tua pace interiore. È cruciale comprendere che non ogni desiderio deve essere soddisfatto, e che inseguire ogni impulso può lasciarti esausto, sia fisicamente che emotivamente.

Apparentemente sembra una ricetta per l'infelicità (e sicuramente a Freud non piace questo pensiero), ma i saggi sanno, quanto il lungo termine, sia meglio del breve.


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