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La partita dell'umanità

  • Immagine del redattore: Carlo Passoni
    Carlo Passoni
  • 1 feb
  • Tempo di lettura: 4 min

Anche oggi mi ritrovo alle 2 di notte a scrivere… oramai posso constatare con statistica che il mio cervello trova molta ispirazione in questa fascia oraria. Ma non mi lamento, anzi, sono in un bellissimo mood. Stanza buia con un unica luce soffusa, computer, scrivania, musica lo-fi rilassante, e fuori piove. Cosa si può pretender di più?


Comunque comincio con la mia riflessione. Ho appena finito di vedere il documentario di Google DeepMind su AlphaGo: un’affascinante storia, di come l’AI di DeepMind abbia sconfitto il campione mondiale indiscusso di Go, Lee Sedol.

Che dire… ne sono uscito sorprendentemente emozionato. Non mi aspettavo di entrare così tanto in empatia con Sedol, che in questo caso rappresentava la razza umana, contro meccanismi AI.

“I want to apologize for being so powerless” - così disse nella conferenza dopo la sconfitta… mi è venuto il magone. È così che ci sentiremo anche noi? “Powerless”? Ragazzi qui forse non ci siamo capiti: siamo stati abituati a credere di essere i più intelligenti, e possiamo dire che ora con l’arrivo dell’AGI, non lo saremo più. Né nella logica, né nella creatività, né tantomeno nell’intelligenza emotiva, un’abilità che fino ad ora abbiamo considerato esclusivamente umana. In nessun ambito saremo più i migliori.

Le nostre capacità verranno sovrastate in tutto.


Molti giocatori di Go, dopo esser stati battuti da AlphaGo, si son sentiti privati della loro identità. Un insieme di meccanismi ben precisi, riusciva a far di meglio, pur non essendo un essere vivente. E le loro intere vite passate ad allenarsi? E il loro sentirsi speciali per le abilità possedute?

Per anni avevano costruito la loro intera esistenza attorno a un gioco, solo per scoprire che una macchina poteva farlo meglio.

Gli è stata sbattuta in faccia la realtà che tutto è replicabile, e non solo, anche in maniera eccelsamente migliore. Oltre il danno, la beffa.


Mosse apparentemente insensate, portavano AlphaGo a riscrivere le regole strategiche del gioco, mosse che nessun umano avrebbe mai azzardato. Attirava i suoi avversari in trappole che non si aspettavano, per poi far riconciliare i frutti delle proprie mosse dopo qualche turno, sconfiggendo l’avversario.



La partita dell'umanità


Certo, tutto questo è stato sempre inventato dall’essere umano, ma non da tutti gli esseri umani. Pochi menti brillanti riunite, sono riuscite a dar vita a qualcosa di ancor più superiore. Se prima c’era già un distacco fra “il genio” e il normale, ora ci sarà ancor di più, poiché “il genio” a confronto con questi sistemi diventa normalità. Diventa standard. Abbiamo quindi creato un nuovo standard necessario per l’umanità. Se tutti vogliamo ancora rispettare le regole dell’evoluzione e della selezione naturale, dobbiamo aumentare i nostri standard, dobbiamo migliorarci, e dobbiamo farlo in fretta. Perchè questi sistemi, hanno trasformato il genio in standard


Ma abbiamo davvero metabolizzato ciò che significa? Siamo pronti a veder dissolversi quella fragile magia umana che per secoli ci ha illuso di essere speciali? Sì, la specie umana è straordinaria, ma questo non significa che lo siano tutti i suoi individui. E questa disparità sarà sempre più evidente. La differenza tra l’élite e il resto della popolazione diventerà abissale. L’1% avanzerà, mentre il 99% resterà indietro.


Quando questa realtà prenderà ancor più piede, credo che la reazione generale della popolazione sarà: frustrazione.

Frustrazione nell’arte, nel pensare, nelle relazioni, nel lavoro, nello sport, e persino nell’intrattenimento. Perché qualunque cosa noi possiamo fare, l’AI potrà farla meglio, più velocemente, con meno fatica.


Ma attenzione, non sto dicendo che non mi piace il futuro tecnologico in cui stiamo andando, anzi, per me che sono tecnofilo, è una goduria. Io parlo, preoccupato,  per coloro che non abbracciano la tecnologia, che non la comprendono, che non ne sono istruiti… che sono competitivamente obsoleti. Secondo me, nel secolo successivo, il 70% della popolazione mondiale sarà obsoleta. Gli esseri umani non avranno più bisogno di altri esseri umani. La maggior parte delle persone non riuscirà più a rendersi utile nel mondo del lavoro e nella società. Questo creerà non pochi squilibri sociali. Il reddito universale (UBI) non basterà.


***Interruzione del testo***

La mia mente a questo punto del testo, mentre lo scrivevo, partorisce un ipotesi che mi ha rabbrividito: “Non avremo più bisogno di altri esseri umani, almeno non nel modo in cui ci siamo sempre considerati.” Letteralmente non comprendo io stesso il significato. Non so se ciò sia stato elaborato con positività o negatività. Mi ha shockato, e lo volevo subito riportare qui nel mio diario. Spero vivamente che questo concetto non si realizzi in risvolti negativi.

***Ripresa del testo***



Ripeto: per me tutto questa tecnologia è eccitante: robotica, Nanotecnologie, AGI/ASI, realtà mista (AR/VR), stampa 4D, ecc…; il punto è che abbiamo sempre meno bisogno di un altro essere umano. Ci stiamo costruendo la nostra indipendenza, non solo come specie, ma come individui. E questo cambierà ogni dinamica sociale.


La selezione naturale farà il suo corso. Come? È difficile prevederlo, ma se c’è una cosa che la storia ci insegna è che l’essere umano ha una straordinaria capacità di adattamento. Il problema è che questa volta la velocità del cambiamento è superiore alla nostra capacità di adattarci.


Il futuro che ci aspetta, è senz’altro affascinante, pieno di  meravigliose novità nel futuro del “supervivere”: nuovi comfort, nuove possibilità, nuovi stili di vita; Ma sarà anche spietato con chi non sarà in grado di adattarsi. Dobbiamo aumentare le nostre capacità cognitive e fisiche, perché altrimenti, quando la selezione naturale ci chiamerà, non saremo in grado di affrontarla.

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