Responsabilità di Convivenza
- Carlo Passoni
- 2 ott 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Un testo filosofico o letterario scritto da un ragazzo della mia età (21 attualmente) viene spesso visto con occhio sospetto. Perché?
Perché è "troppo giovane" e quindi ritenuto incapace di comprendere la vera complessità della vita. Come se le sue parole fossero vuote, dette per sentito dire, o, peggio ancora, perché non si ha accumulato abbastanza esperienza, apparendo così poco credibile.
Ma riflettiamo un attimo: il tempo che viviamo, se vissuto con consapevolezza e profondità, è molto più ricco di quanto si pensi. Non è la quantità di esperienze a definirne il valore, ma la capacità di estrarne significato da ogni singolo evento. Non importa quanto si è vissuto, ma come si è vissuto.
Eppure, oggi sembra che questa abilità sia andata perduta. Forse il problema è che si sta sempre di più percependo (e vivendo) il proprio tempo in modo passivo, frammentandolo in quotidianità che diamo per scontate, perdendo così la capacità di trarre significato dagli eventi.
La giovinezza, invece di essere vista come una fase evolutiva avanzata, con massimo potenziale biologico (intellettuale e fisico), viene sempre più vista (e giustificata) come fase della stupidità e dell'immaturità (incoscienza).
Ma un essere umano diventa stupido e immaturo solo se glielo si permette. Non è questione di ormoni, biochimica o neurotrasmettitori: è questione di responsabilità.
I cambiamenti biologici di questa fase non giustificano né la stupidità né la mancanza di responsabilità. Ciò che invece lo giustifica è l'agio, il poterselo permettere. Non parlo di agio economico, ma di un contesto sociale in cui la sopravvivenza è ormai data per scontata. Nella nostra condizione occidentale, siamo passati dal dover sopravvivere al semplice vivere. Questo, di per sé, non è un male, ma se la sopravvivenza implicava delle responsabilità, anche vivere richiede responsabilità – verso sé stessi e verso gli altri.
Dobbiamo fermare questa non curanza verso la nostra società e la nostra evoluzione, così come la crescente deresponsabilizzazione che ci circonda, smettendo di sentirci esenti dal pensare in profondità o dal prendere decisioni consapevoli.
Questa deresponsabilizzazione crescente rischia di rendere le future generazioni più deboli.
Perché una società che rinuncia alla complessità, è una società fragile.
La libertà non esiste per il concetto stesso intrinseco di libertà (ovvero fare ciò che si vuole, e come lo si vuole), ma esiste paradossalmente per il concetto di limite. La tua libertà è tale finché non intacca la mia (limite). E per far si che regga questo gioco di libera convivenza , bisogna far comprendere realmente il significato di possedere diritti e doveri. Noi non abbiamo solo diritti, né abbiamo solo doveri. Sono complementari: se hai diritti hai anche doveri, e se hai doveri hai anche diritti. Lasciando da parte la Legge, che varia a seconda della nazione, esiste una regola che va oltre i confini nazionali, una regola che riguarda il dilemma esistenziale della nostra specie: la regola di coesistenza.

Abbiamo tutti il diritto ad esistere, quindi a vivere, ma abbiamo tutti il dovere di mantenere nella miglior forma possibile tale diritto, con la coesistenza, quindi convivere.
E per convivere, esistono regole che non possono essere dettate in modo diverso fra gli Stati.
Dobbiamo prendere atto che la convivenza è possibile solo se seguiamo principi di consapevolezza e responsabilità. Tendiamo troppo spesso a compensare le mancanze di chi non rispetta tali principi.
Non critico i giovani per sport, ma perché sono la vera speranza e opportunità di miglioramento delle nostre società. Non possiamo fermarci a criticare le generazioni passate; dobbiamo mirare al punto di partenza, al momento in cui un essere umano inizia a formarsi. Dobbiamo intervenire nel processo, non solo sul prodotto. Se i giovani imparano a conoscere i principi di responsabilità e consapevolezza fin da subito, vivremo in un futuro con uno standard di coesistenza nettamente superiore.
La vita è sicuramente da godere, ma non è piacevole di default.
Bisogna guadagnarselo il piacere, bisogna sudarselo il comfort, bisogna conquistarla la serenità.
Se ognuno di noi lotterà contro la propria natura egoistica e sfruttatrice, imparando a diventare consapevoli e responsabili, vinceremo la battaglia contro l'indole umana, forgiandone una nuova, in favore della nostra perfetta ed armoniosa convivenza.
-Così da sopravvivere passammo a vivere, e da vivere a supervivere.
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