Trascendenza
- Carlo Passoni
- 2 ott 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Mi chiedo se il mio tempo sia sprecato. Se le mie energie siano sprecate. Poi mi domando:
”sprecate per cosa, a che riguardo? Secondo quale parametro?”
Sinceramente non saprei. Il capitalismo mi suggerirebbe di valutare tutto in termini di profitto, misurando il valore del mio tempo attraverso un calcolo “numerico-economico”, tipo il return on investment (ROI).
Però poi penso a quanto il danaro accostato alla morte, mi risulti poco gratificante. Mentre la trascendenza sì... l’idea di estendere il sé, all’immortalità del pensiero, dell’esperienza e della conoscenza. A mio giudizio, sarebbe vita buttata se non fossi in grado di tramandare a qualcuno tali dati irreplicabili, poiché personali.
Certo nella vita devo godere anche io, traendo piacere dai sensi e così via, ma c’è qualcosa di più grande che mi chiama, qualcosa che mi impedisce di ignorare la necessità di condividere quello che ho imparato, quello che ho vissuto, quello che ho pensato. Mi sento spinto verso questa forma di trascendenza, come se fossi vincolato a non permettere che la mia esistenza resti fine a sé stessa.

A livello evoluzionistico, voglio sentirmi utile. Voglio poter contribuire al miglioramento e all’ottimizzazione delle future generazioni, lasciando un’impronta, anche se piccola.
Non deve essere la morte che viene verso di me, ma io che avanzo verso la morte.
Non deve essere il tempo a finire, devo essere io ad esaurirlo.
Non deve essere la vita a lasciarmi vuoto, ma io a svuotarla di ogni possibilità.
Il tempo che viviamo, se visto cosi, non è sprecato.
E poi, mi chiedo: oltre ai libri, ai video e alle opere, chissà se le AI saranno la chiave di questa trasmissione? Come contenitori vuoti e intelligenti, pronti a replicare il meglio di noi, creando delle nostre versioni artificiali.
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